Cit. Il Battelliere
Ormeggiatori 2020
Tiriamo le somme alla fine di un anno difficile con Marco Bertorello della ANGOPI.
La categoria degli ormeggiatori italiani a seguito del COVID, come tutte le altre realtà lavorative, ha subito una notevole perdita di fatturato, pur sostenendo le spese equivalenti agli altri anni, anche perché, diversamente da altre attività, ha il compito di fornire nell’’arco delle 24 ore assistenza all’arrivo e alle partenze delle navi nei porti, oltre ad essere a immediata disposizione della Guardia Costiera per interventi di sicurezza nell’ambito portuale.
Per poter approfondire la situazione nazionale ne abbiamo parlato con Marco Bertorello, presidente del Gruppo Antichi Ormeggiatori del porto di Genova, gruppo che affonda le sue origini nel 1473, e vice della Angopi, la Associazione Nazionale Gruppi Ormeggiatori e Barcaioli Porti Italiani.
Associazione che aderisce ad organizzazioni comunitarie e internazionali che, a tali livelli, ne condividono gli obiettivi. In particolare, l’Angopi aderisce all’EBA (European Boatmen’s Association) e all’IBLA (International Boatmen’s Linesmen Association).
A testimoniare l‘importanza dell’Italia in questo settore abbiamo l’EBA presieduta da un altro ormeggiatore Doc socio degli “Antichi” di Genova Alessandro Serra e la sede della IRLA a Roma.
Come stanno affrontando il COVID i vostri associati nei vari porti nazionali ?
In normalità gli operatori sono riuniti nella sede della società dove hanno tutto in comune, dove trascorrono i turni in attesa di uscire per dare assistenza alle navi. Dall’inizio della pandemia abbiamo messo in pratica le indicazioni di base de! Ministero. Ogni sezione ha necessariamente adottato il protocollo, in funzione della propria realtà operativa, consapevole che un collega può essere positivo, senza sintomi, ma possibile trasmettitore del virus. Di base si è programmata una frequente indagine dello stato di salute, con i mezzi sanitari a disposizione, del personale. Inoltre abbiamo formato delle coppie fisse: questo ci consente l’operatività e il distanziamento fra colleghi.
Se in una coppia abbiamo un positivo, non avendo contatti con il resto del gruppo, viene isolata la sola coppia di ormeggiatori, evitando un contagio generalizzato. Ognuna utilizza per muoversi il mezzo assegnato che sia auto o barca, anche il vestiario resta separato e nella coppia viene sempre indossata la mascherina e rispettata la distanza, anche colazioni, pranzi e cene vengono consumati in autonomia.
Le sedi sono state frazionate e, quando non è stato possibile, come per esempio a Genova dove siamo in 60, abbiamo integrato la sede principale e quelle secondarie, con delle roulotte dove far trascorrere lo stand-by. Per limitare gli interscambi i turni di lavoro sono stati differenziati, per questo gli operatori necessitano di spazi anche per riposare con servizi dedicati. A fine turno gli ambienti vengono igienizzati da apposite aziende, pronti a ricevere la nuova coppia.
Nonostante gli accorgimenti adottati quanti ormeggiatori Angopi sono stati colpiti dal Virus?
Stimo circa il 5% degli addetti della categoria, nella maggior parte con sintomi lievi o asintomatici, un solo caso, che è successo nel gruppo di Genova, e stato ricoverato con ausilio di ossigeno.
Avete riscontrato fra le vostre consociate passività economiche che possano comprometterne I’operatività?
Non possiamo permetterci di compromettere l’operatività, né per ragioni sanitarie né per quelle economiche. Il nostro è un servizio di interesse generale nei porti, non possiamo non esserci. Abbiamo avuto Gruppi in sofferenza economica, in particolare mi riferisco a quei porti che vivono esclusivamente di trasporto passeggeri o crocieristico.
Alle difficoltà economiche abbiamo dovuto fronteggiare sul piano degli stipendi, ma senza godere di una possibile riduzione del servizio.
Questo come detto deve essere sempre garantito, sia per ragioni funzionali che di sicurezza. Mantenere in piedi il servizio ha voluto anche dire mantenere i relativi costi, facendo aumentare la loro incidenza sui ricavi ovviamente.
Angopi ha disponibilità economiche per supportare le eventuali sedi In sofferenza?
Esiste un fondo bilaterale di solidarietà della categoria che è stato esaurito immediatamente per aiutare i Gruppi che operavano nei porti che hanno subito i crolli più consistenti.
Per quanto riguarda le Istituzioni avete avuto dei supporti da parte del Governo?
Si, abbiamo ricevuto un indennizzo governativo per continuare a garantire Il Servizio.
Al momento è ancora nella sua fase di predisposizione. Fino ad ora abbiamo dovuto camminare con le nostre gambe … ma questo indennizzo, che compenserà anche una riduzione delle tariffe per i comparti armatoriali più in difficoltà, sarà sicuramente un aiuto importante.
Guardando al futuro avete dovuto accantonare dei progetti a causa del COVID?
Per ora no, abbiamo sospeso I’attività associativa consueta, quella che attraverso assemblee degli associati a tutti i livelli ci consente di andare avanti gestendo democraticamente la categoria e i suoi problemi, specie quelli operativi.
Per noi il lavoro autogestito e uno dei trattati qualificanti. Perciò ci manca. Ma speriamo di tornare presto alle nostre tradizioni. (www.angopi.eu)
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